Disturbi del comportamento alimentare: il male del XX secolo

Trionfare sul corpo,
non prendere dentro il cibo,
vuol dire non prendere dentro
ciò che il mondo può portare.

Info

  • direzione artistica
  • ripresa fotografica analogica
  • ricerca bibliografica
  • redazione testi
  • progetto grafico

About

Il corso ha proposto un tema da sviluppare per mezzo della fotografia analogica: si trattava di analizzare (e quindi esprimere progettualmente) la problematica dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
La scelta del metodo da seguire era libera: si poteva optare per una fotografia più “concettuale” ed evocativa, eseguita in sala di posa o in ambienti controllati, oppure per tecniche offcamera (una produzione più artistica legata alle possibilità date dalla camera oscura), o ancora per una fotografia più “scientifica”, di ricerca sul campo.
Il progetto Due piedi sbagliati rientra in quest’ultima tipologia. Partendo da una approfondita ricerca bibliografica, che comprende un excursus storico e un inquadramento sociologico, si concentra sulla realtà dei DCA e sulle metodologie di cura e terapia.

Il lavoro si è svolto all’interno del Reparto Pediatrico dedicato ai Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e più specificatamente nel Reparto di Day Hospital, ospitante i pazienti maggiorenni.
La giornata del DH è scandita da quattro momenti principali gestiti collettivamente (cura farmacologica, colazione, pranzo, merenda pomeridiana) e registrati puntualmente all’interno dei Diari individuali compilati dai medici. Ogni giorno è contrassegnato poi da specifiche attività collettive, mentre i colloqui personali avvengono a rotazione parallelamente a queste. Le attività (per es. “Educazione alimentare”, “Assertività”, “Laboratorio psico-corporeo”, “Psicodramma”, “Cineforum”, “Musicoterapia”, “Scrittura creativa”, “Yoga”…) hanno diversi obiettivi e si dedicano a diversi aspetti della terapia: il disagio psicofisico, la coscienza di sé; il rapporto con il mondo circostante, per inserire il sentimento di sé nel tessuto

del reale e favorire una visione obiettiva della propria situazione; il confronto con l’atto del dare e con quello del ricevere. Si tratta di un percorso impegnativo che, al di là degli scopi prettamente medici e terapeutici, ha il pregio di insegnare ai pazienti che bisogna dare un valore al tempo che si impiega a prendersi cura di se stessi.
Il progetto ha comportato una totale immersione nella vita del DH per la durata di un mese e mezzo, in modo da documentare ogni momento della giornata e le differenti attitudini e “risposte” dei pazienti. Si è optato per la fotografia analogica a colori, in grado di esprimere maggiormente l’ “hic et nunc” e l’ambiente asettico dell’ospedale. I negativi sono stati selezionati e acquisiti digitalmente per andare a formare un prodotto editoriale in cui è stata data la priorità alla privacy dei pazienti, attraverso una scelta di immagini evocative ma non ritrattistiche.